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(dis)istruzioni

La percezione di un’identità definita mette in crisi la migliore delle nostre qualità: la capacità di cambiare, tutto ciò mi spinge ad elaborare un messaggio ed un processo di attacco alle regole.

I primi spunti riflessivi arrivano dal Dadaismo, dallo Spazialismo e dall'Astrattismo informale, in seguito le opere di Mario Cresci mi impressionano enormemente. Mi preme comunicare in merito all'impossibilità di giungere ad un'identità che non subisca tagli, frammentazioni e penetrazione di soggetti estranei. Lavorando sulle parti meno nobili o marginali esorto a modificare l’approccio visivo.

Come L. Fontana e A. Burri amo lacerare le superfici, da questi artisti adotto le modalità operative ma riguardo ai soggetti, anziché il campo astratto, preferisco figure umane, corpi e volti. Alcune fotografie di Cresci sono accartocciate, in altre la carta fotografica è rivoltata e la parte retrostante è visibile, ciò mi ha fornito lo spunto per lavorare su di essa rendendola protagonista. 

Dare potere ai margini della composizione è il mio lavoro: nei vuoti può crescere qualcosa di inaspettato, dare corpo a questo inaspettato è il mio obiettivo. Questo tipo di sperimentazione in atto e la disinvoltura con la quale approccio materiali e supporti sono frutto di un’esperienza unica ed irripetibile. 

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